Ludovico Ariosto
Lassi, piangiamo, oimè! ché l’empia Morte
n’ha crudelmente svelta una più santa,
una più amica, una più dolce pianta
che mai nascesse, ahi nostra trista sorte!
Ahi! del ciel dure leggi, inique e torte
per cui sì verde in sul fiorir si schianta
sì gentil ramo; e ben preda altra e tanta
non rest’all’ore sì fugaci e corte.
Or poi che ‘l nostro secretario antico
in cielo ha l’alma e le membra sotterra,
Morte, io non temo più le tue fere arme.
Per costui m’era ‘l viver fatto amico,
per costui sol temeo l’aspra tua guerra;
or che tolto me l’hai, che puo’ tu farme?
Ludovico Ariosto- '«Lassi, piangiamo, oimè»'

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